Non sempre la leucemia linfatica cronica richiede una terapia immediata. Nella maggior parte dei casi, infatti, questa malattia ha un andamento lento e può rimanere asintomatica a lungo, senza necessità di alcun trattamento. (1)
Ma il fatto che non sia necessario uno specifico trattamento, e quindi che la malattia non è in una fase grave, non significa che non ci si debba prendere cura di se stessi.
In questa fase del viaggio – la medicina parla di WATCH AND WAIT – è infatti necessario osservare le proprie condizioni di salute, attuare cioè un’osservazione attenta, o monitoraggio attivo che consenta di valutare la situazione facendo alcuni esami e visite di controllo. (2) Un po’ come quando si viaggia in treno: guardiamo incuriositi e interessati il panorama scorrere davanti ai nostri occhi e ogni tanto diamo un’occhiata all’interno della carrozza in cui ci troviamo. Così, periodicamente, guarderemo in noi per capire come stiamo.
Questo può stupire: ma come, ho una malattia oncologica e non devo fare nulla? (3)
In realtà non è vero che non si sta facendo nulla: diremmo forse che le colonne alla base di una cupola non fanno nulla solo perché sono immobili? Assolutamente no. Stanno infatti sostenendo l’intero edificio. In modo analogo, fare gli accertamenti e recarsi periodicamente dal medico significa prendersi cura di sé, sostenersi per poter sostenere la cura, quando sarà necessaria. (3)
Osservare attentamente e aspettare, questo è il watch and wait: un monitoraggio attivo che ci consente di capire se e quando è necessario iniziare la terapia, una strategia dunque che ci aiuta a cogliere il momento giusto per muoverci. (4)
Il watch and wait prevede che vengano eseguiti esami del sangue e visite specialistiche periodiche per controllare il numero dei linfociti, l’eventuale ingrossamento di milza e linfonodi o la comparsa di altri possibili segni della malattia. (4)
Si tratta di una strategia confermata da numerosi studi che hanno dimostrato che se la leucemia linfatica cronica non è in fase attiva le terapie non portano ad alcun beneficio. (2)
L’indicazione ampiamente condivisa dagli specialisti è dunque quella di prendersi innanzitutto cura di se stessi e di curare solo quando è il momento giusto.
In questa fase è molto importante instaurare un rapporto di fiducia con il proprio medico e non esitare a chiedere chiarimenti sia in merito alla propria malattia sia al percorso che ci aspetta. (5)
A volte può essere utile chiedere allo specialista informazioni scritte, in modo da poterle rileggere con calma e condividerle con i familiari se non sono potuti essere presenti alla visita. (5)
È altresì utile richiedere un supporto psicologico se necessario, per ricevere il sostegno necessario ad affrontare questa fase della malattia.
È infatti importante comprendere che «osservazione attenta» non significa vivere passivamente la malattia, ma al contrario questo permette di mantenere la propria qualità di vita senza necessità di sottoporsi a trattamenti magari faticosi, nella sicurezza che la malattia si mantiene sotto controllo. (2)
Questo periodo di «osservazione» quindi non deve essere vissuto come un’attesa che le cose peggiorino, bensì come un periodo in cui monitorare attentamente la malattia per verificare che tutto continui per il meglio.
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