Il trapianto di midollo osseo è una terapia spesso curativa e di grande sofisticatezza tecnologica che tuttavia, proprio in virtù della sua radicalità, porta con sé una serie di rischi non trascurabili.
Ma quali sono i principali eventi avversi? E come possiamo prevenirli o mitigarli?
Sia nel trapianto autologo sia nel trapianto allogenico di midollo osseo, il paziente deve essere sottoposto a una chemioterapia di condizionamento ad alto dosaggio per eradicare le cellule malate dal suo midollo. Al di là delle classiche tossicità da chemioterapia, come la mucosite del cavo orale e del tratto gastroenterico, vomito e nausea, perdita dei capelli (alopecia), la chemioterapia ad alte dosi porta inesorabilmente a una fase di aplasia midollare in cui il midollo osseo del paziente è svuotato delle sue cellule finché, dopo un processo di attecchimento di 2-3 settimane, non viene ripopolato dalle cellule trapiantate. In questo lasso di tempo, per la carenza di globuli rossi, il paziente è anemico, stanco ed affaticato. Per la netta riduzione di piastrine, il paziente è maggiormente esposto al rischio di sanguinamento ed emorragia. In aggiunta, l’ablazione dei globuli bianchi espone il paziente a un alto rischio infettivo.
Questo è il motivo per cui il giorno dell’infusione delle cellule staminali emopoietiche (siano esse del paziente stesso oppure di un donatore compatibile) inizia l’isolamento vero e proprio del paziente: il paziente e il caregiver devono mantenere un’igiene rigorosa, indossare abiti puliti quotidianamente e limitare i visitatori per ridurre il rischio di infezioni. I visitatori dovrebbero usare scarpe dedicate o sovrascarpe, guanti monouso quando esposti a liquidi biologici, e lavarsi accuratamente le mani. Piante e fiori non sono ammessi nei centri trapianto a causa del rischio di contaminazione microbica. Solo oggetti nuovi e confezionati, che possono essere facilmente puliti e disinfettati, sono consentiti. È meglio evitare giocattoli di stoffa, peluche, e soprammobili difficili da disinfettare.1 Una volta ritornato a casa, il paziente dovrà continuare a prestare attenzione ad alcune norme igieniche come indossare una mascherina in pubblico e monitorare attentamente sintomi indicativi di una infezione.2
Tipica unicamente del trapianto allogenico di midollo osseo è invece la “Graft Vs Host Disease” (GVHD) o “malattia del trapianto contro l’ospite”: poiché le cellule staminali trapiantate provengono da un donatore, le cellule immunitarie che si originano da esse possono riconoscere i tessuti e gli organi del ricevente come estranei, attaccandoli. Si distinguono la GVHD acuta, che insorge entro i primi 100 giorni dal trapianto, e la GVHD cronica, che può manifestarsi più tardivamente:
Il trapianto di midollo osseo è un’esperienza terapeutica impegnativa sia dal punto di vista fisico sia da quello della salute mentale. In particolare, comporta una serie di cambiamenti che necessitano dell’attivazione di risorse adattive da parte del paziente e dei caregiver. È pertanto fondamentale tenere a mente che i pazienti e i caregiver che lo desiderano possono rivolgersi allo Psicologo Clinico del proprio centro di riferimento per essere accompagnati in questo percorso.3a
Bibliografia
2 Memorial Sloan Kettering Cancer Center: https://www.mskcc.org/it/cancer-care/patient-education/leaving-hospital-after-your-allogeneic-transplant
3 AIL; https://ailmilano.it/wp-content/uploads/2021/11/Pagine-da-Fatti-Chiari-settembre-2021-ONLINE.pdf