I linfomi sono malattie oncologiche che colpiscono i linfociti presenti all’interno del sistema linfatico.1b Quest’ultimo è una rete di vasi e organi diffusa in tutto il nostro organismo, di cui fanno parte il timo, il midollo osseo, la milza e i linfonodi.2c,3a All’interno dei vasi del sistema linfatico scorre la linfa, un liquido che trasporta i linfociti affinché possano svolgere il loro compito principale: combattere le infezioni.3a In caso di linfoma, alcuni linfociti cominciano a moltiplicarsi in modo anomalo e incontrollato, accumulandosi nel sistema linfatico e perdendo la capacità di contrastare efficacemente le infezioni.3b
Esistono molti tipi di linfoma: il linfoma a cellule T appartiene alla categoria dei linfomi non Hodgkin (LNH) e colpisce i linfociti T presenti all’interno del sistema linfatico.2b I linfociti T sono importanti cellule del sistema immunitario incaricate di distruggere i batteri o le cellule malate e di regolare il funzionamento delle difese dell’organismo.1a
I LNH, di cui fa parte il linfoma a cellule T, rappresentano circa il 3% di tutti i casi di cancro in Italia con circa 15.000 nuovi casi ogni anno.2b Si calcola che il 15-20% di questi nuovi LNH sia un linfoma a cellule T.2d
Più che di linfoma a cellule T, però, sarebbe meglio parlare di linfomi a cellule T, poiché esistono numerosi sottotipi di questa malattia, tutti piuttosto rari.1d
Esistono alcuni fattori che possono aumentare il rischio dei LNH, compreso il linfoma a cellule T. Tra questi ci sono l’età (è più frequente dopo i 65 anni) e il sesso (i maschi sono in genere più colpiti delle donne). Anche l’essere stati esposti a radiazioni ionizzanti o ad alcuni tipi di sostanze chimiche (come pesticidi ed erbicidi) aumenta le probabilità di ammalarsi. Inoltre, il linfoma a cellule T è più comune nelle persone con un sistema immunitario indebolito da altre malattie (infezione da HIV, malattie autoimmuni) o da terapie farmacologiche (farmaci immunosoppressori). Infine, è stato dimostrato che alcune infezioni (come la mononucleosi, l’epatite C o l’infezione da Helicobacter pylori) possono aumentare il rischio di linfoma a cellule T poiché sottopongono il sistema immunitario a una sollecitazione prolungata.2g
Il linfoma a cellule T si manifesta molto spesso con un ingrossamento dei linfonodi.2e
Poiché, come abbiamo visto, il sistema linfatico è diffuso in tutto l’organismo, l’ingrossamento dei linfonodi dovuto al linfoma a cellule T può comparire in qualunque punto del corpo, causando una gamma di sintomi differenti.3c,2e
Per esempio, se sono colpiti organi dell’addome, come la milza o lo stomaco, possono comparire nausea o senso di pressione addominale anche dopo piccoli pasti. Se sono colpiti i linfonodi del torace possono manifestarsi tosse o difficoltà respiratorie. Infine, se è il cervello a essere colpito possono insorgere mal di testa, debolezza o difficoltà a parlare.2e
Sintomi meno tipici del linfoma a cellule T sono la febbre, le sudorazioni notturne, la perdita di peso, il prurito e la stanchezza.2c
La diagnosi del linfoma a cellule T richiede l’esecuzione di una biopsia. Questo esame consiste nel prelievo del tessuto dei linfonodi colpiti e nella loro analisi al microscopio per verificare la presenza di cellule cancerose.2f Di solito si effettua in anestesia locale; solo quando il linfonodo da esaminare è difficile da raggiungere può essere necessario il ricovero e il ricorso all’anestesia generale.3d
Oggi il tessuto prelevato con la biopsia può essere sottoposto anche ad indagini genetiche, che possono definire con grande precisione il tipo di linfoma presente.2g
In genere si effettua anche un esame del sangue (emocromo) per valutare il numero e la forma di globuli rossi, globuli bianchi e piastrine che, in caso di linfoma a cellule T, possono presentare anomalie.3e
In alcuni casi il medico può decidere di effettuare anche una puntura lombare per aspirare con un ago sottile il fluido cerebrospinale e controllare se in esso siano presenti linfociti T anomali.3f
La scelta del trattamento di un linfoma a cellule T può essere complessa, perché richiede una valutazione del sottotipo di malattia, del suo stadio e delle condizioni di salute generali del paziente. Le terapie più comunemente utilizzate sono la chemioterapia, la radioterapia e l’immunoterapia.2h
Infine, quando il linfoma a cellule T si ripresenta dopo un primo trattamento è possibile prendere in considerazione il trapianto di cellule staminali. Questo è sempre preceduto da una chemioterapia ad alto dosaggio che elimina tutte le cellule del midollo osseo (sia quelle sane sia quelle malate), che vengono poi sostituite dalle cellule trapiantate.2i
Bibliografia